Inseguendo la Luce

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Al di là del buio.
Viaggio nelle fotografie di Alex Mezzenga.
Di Federica Cerami

Come fai ad andare al di là del buio, se tutto intorno a te ti induce ad uno stato di molle rassegnazione? Come fai, poi, a mettere i tuoi passi uno dietro l’altro se non riesci nemmeno a vedere i tuoi piedi?
Non è un pensiero nuovo quello che ti ritorna in testa ogni mattina: “non è facile questa vita della quale, per giunta, si sa già come finisce”.
Per bene che ti veda, resti affacciato alla tua finestra a guardare il mondo oltre il vetro, condannandoti ad una morte lenta nel corpo e nell’anima.
Accade spesso che il corso degli eventi prenda questa piega e che non si intravedano mai gli agognati segni di un cambiamento di rotta.Non è facile stare in questo dolore e scoprire che nessuno ti potrà mai fornire delle indicazioni per venirne fuori.
Il mio racconto, dentro le fotografie di Alex Mezzenga, inizia proprio da questo punto che, incrociandosi con l’atto magico del “guardare”, si muove contemporaneamente in due direzioni: fuori e dentro di te.
Credo che la vita reclami la nostra attenzione molte volte: spesso la ascoltiamo e spesso, il suono si perde nel vento e nel nostro dolore.

Semplicemente accade che una mattina ti svegli e il dolore fa parte della tua vita, disconnettendoti  dal mondo vivo e pulsante di energia e rinchiudendoti, con ferocia, dentro un bozzolo fitto, senza luce e senza via di scampo. Credo ci siamo entrati tutti in questa sensazione claustrofobica, magari con intensità diverse e per ragioni diverse, ma ci accomuna, da un certo punto della vita in poi, l’idea che nulla andrà così come avevamo sognato.

Puoi far finta che non sia accaduto, oppure puoi decidere di restare immobile nel tuo silenzio o magari puoi urlare tutta la tua rabbia: a te la scelta. C’è della saggezza in ognuna delle possibilità che riesci a vedere e ad affrontare; occorre solo avere voglia di fermarsi a guardare e ascoltare, prima di ogni decisione.

Più siamo in grado di guardare e ascoltare dentro e fuori di noi e più la nostra vita, magicamente, si aprirà mostrandoci segmenti fino ad ora inesplorati. Apri gli occhi e davanti a te c’è tutta la bellezza che puoi riuscire a scorgere: noi vediamo solo quello che riconosciamo. Più esperienza fai del mondo e più aumenta la bellezza che riesci a registrare: è la tua intima natura che ti fa scegliere cosa guardare e cosa mettere da parte.

Credo che siamo in grado di prestare attenzione solo a quella parte di mondo nella quale riusciamo a proiettarci con il desiderio o anche con la paura. Studio con attenzione tutti le fotografie di Alex, soffermandomi specialmente sui rapporti di luce ed ombra, ed immagino che sia andata in questo modo la sua vita. Da un certo punto in poi, tutto si è concentrato in una sua pausa di rigenerazione, un distacco dal mondo, un salvifico cambio di pelle nel quale restare ad osservare ed ascoltare. Questo momento diventa l’inizio della relazione con l’esterno ma anche con noi stessi: siamo nel mondo e, contemporaneamente, noi siamo il mondo.

C’è un’umanità, in queste immagini, che, proprio come nei quadri di Caravaggio, tenta di venire fuori dalle tenebre, luogo del dolore, della disperazione e della morte, muovendosi verso quel perenne senso di instabilità che ci caratterizza e ci rende inconsapevolmente simili. Questi soggetti provano a lasciarsi alle spalle la loro vita e, calandosi dentro la loro drammaticità, sembrano esprimere una sorta di stupore incontaminato per la gioia di esserci, nonostante tutto.

Mi perdo, in queste immagini, fino a sentire i pensieri delle persone ritratte: cammino nel mondo, mi relaziono a tutte le forme del mondo e lentamente prendo coscienza di essere un elemento importante di questo difficile e grande disegno che, tutti assieme, costruiamo ogni giorno. Non mi nascondo più e non nascondo più nemmeno la mia fatica nell’affrontare le mie tempeste: siamo tutti sotto lo stesso cielo, in qualche modo arriveremo a destinazione. Essere presenti, in questi precisi momenti della vita, porta il fotografo e, al tempo stesso i suoi lettori, su di un piano di riflessione molto intimo nel quale potersi fermare a prendersi cura di se stessi. Sono fortemente convinta, infatti, che la scelta di cosa guardare nel mondo, come fotografo e come fruitore di immagini, ci arrivi dalla nostra vita che, bussando alle porte della tana nella quale ogni tanto ci andiamo a rifugiare, richiede la nostra attenzione e la successiva necessità di accogliere noi stessi in un abbraccio amorevole.

C’è la luce e c’è l’ombra nelle nostre vite: solo imparando ad accogliere tutto, proprio come in queste immagini, si palesa la bellezza.